[COMUNICATO STAMPA]

A Villarosa, un percorso didattico tra legalità e sostenibilità. Un viaggio nel metaverso contro il caporalato: nasce Beteyà Digital Farm

Nato come spin-off di un progetto di co-housing e agricoltura sociale che Associazione Don Bosco 2000 ha attivato nel 2021 – finanziato dal Programma PIU’ SU.PRE.ME ITALIA della Regione siciliana, in partnership con DAS Società Cooperativa, con l’Ente di formazione UNSiC e con il Comune di Villarosa la Digital Farm costituisce un – polo didattico dove la cultura, il valore e l’approccio pratico tipico del settore agricolo vengono insegnate in aule formative dotate di strumentazione tecnologica e realtà virtuale, fruibili non solo dai destinatari del progetto, ma anche dalla collettività e dalle scolaresche.

Un vero e proprio viaggio didattico tra legalità e sostenibilità, in realtà aumentata. L’attività consiste in una visita presso le Ville confiscate alla mafia in c/da Aratate a Villarosa. All’interno delle Ville, si percorre “ il seme dei diritti“, una mostra interattiva allestita da Aurora Meccanica sul caporalato sull’influenza della mafia nei percorsi di sfruttamento dei più deboli. Un percorso emotivo e sensoriale che coniuga elementi fisici a contenuti digitali: in questo modo il museo si trasforma, diventa un luogo vivo e accessibile, in cui sperimentare nuovi modelli di didattica e di sensibilizzazione.

Alla fine del percorso, un vero e proprio gioco in realtà aumentata, sviluppato dal Metaverse Studio Digital Mosaik che, attraverso Carta Nostra, ha utilizzato la gamification per coinvolgere i bambini attraverso l’uso di un visore di realtà virtuale renderli protagonisti della narrazione ambientata a Villarosa, ricreata in chiave cartoon. I ragazzi saranno dotati di visori speciali, che 11 trasferiranno in un vero e proprio mondo virtuale dove saranno i protagonisti di una storia di legalità. Davanti a delle situazioni in cui sarà fondamentale scegliere la giusta soluzione, saranno loro a decidere come procedere. In questo modo la scelta del giusto, del legale, sarà di grande impatto per ciascuno di loro.

Con la Digital Farm di Villarosa vogliamo avvicinarci ai più giovani, per insegnare loro la cultura della legalità che molto spesso in quel contesto è stata violata. Vogliamo farlo” spiega Roberta La Cara, direttrice dell’area Ricerca e Sviluppo di Associazione Don Bosco 2000 “stando vicini a loro, parlando il loro stesso linguaggio, provado le stesse emozioni, perché solo percorrendo insieme il medesimo cammino potremo raggiungere gli importanti risultati auspicati nel lungo periodo“.

Nel 2021 sono stati circa 230mila gli occupati impiegati irregolarmente nel settore primario, numero che include una fetta consistente di stranieri non residenti. Il fenomeno è fortemente radicato in Sicilia che insieme a Puglia, Campania, Calabria e Lazio detiene tassi di oltre il 40%, ma è ben presente anche nel Centro-Nord con percentuali tra il 20 e il 30%. Per tale ragione, il polo didattico vuole essere funzionale al reinserimento sociale dei migranti vittime del caporalato, nonché al riutilizzo positivo di beni confiscati alla mafia, con finalità di sensibilizzazione, coesione della comunità e di inclusione sociale.

Al termine del percorso sarà possibile visitare l’impianto di agricoltura sostenibile con la serra di acquaponica. Una vera e propria attività dove ragazzi migranti italiani attualmente e collaborano, che permetterà la realizzazione di questi stessi e impianti in Africa: un esempio di cooperazione circolare a tutti gli effetti.

Associazione Don Bosco 2000

L’Associazione Don Bosco 2000 nasce il 30 novembre 1998 nella struttura dell’Ostello del Borgo di Piazza Armerina in Sicilia, con l’obiettivo principale di promuovere la formazione integrale dell’uomo prestando particolare attenzione al giovani e alle emergenze del nostro tempo. Dal 2016 l’associazione è presente a Tambacounda, una delle regioni più povere del Senegal. In questi villaggi costruisce orti e pollat per dare lavoro al giovani africani e produrre cibo per le popolazioni che soffrono la fame. Danno sostegno all’associazione i migranti di ritorno, giovani arrivati nei centri di accoglienza che hanno intrapreso un percorso di formazione, per poi rientrare nel loro paesi e aiutare a creare sviluppo e lavoro dignitoso.